L'icona americana dell'innovazione e la nuova stella cinese dell'automobile insieme? Sarà lo scoop del 2025... non servirà aspettare molto.
Due righe di commento al post di Riccardo Penna, un coach che spesso stimola argomenti interessanti e se riguardano la Cina, a fatica mi trattengo dal esporre le mie modeste considerazioni.
Un sacco di argomenti in un unico post, per fortuna abbastanza connessi, anzi, tutti dipendenti da un unico elemento.. Link al Pos
È vero, critichiamo tanto i cinesi, un elemento foraggiato o meglio che nasce dal "volgo dei media" o, come lo definisco io, dall'anticinesismo imperante negli ultimi 7-9 anni. La critica, sì, un po' bizzarra, ai cinesi viene dalla politica, che trova facile presa nel populismo di "bassa lega", ma difficilmente sento critiche di casalinghe o artigiani che acquistano nelle migliaia di negozietti "cinesi". Va da sé che in Italia, e non solo, al mercato degli Haomai o ai negozietti di provincia non interessa da dove venga la merce, ma quanto poco costi; altrimenti i loro clienti non potrebbero permettersela. EV ed ibride incluse, anche se non venduti dai negoziati, ma ricordo bene quanto venisse derisa DR ai suoi albori. La formula del successo delle migliaia di negozi "cinesi" è lì, ma ne sono pieni anche i supermercati e i negozi non "cinesi".
Trovo invece che sia miope da parte della politica, in bella compagnia di scrivani a un tot a PPV, non capire che la causa dell'emergere del Made in China, dai chiodi alle copie della Taycan, non è nella capacità di marketing o in qualche altra magia, ma semplicemente nel calo del nostro potere d'acquisto, che ha sviluppato un crescente dominio di chi produce a minor costo. La colpa è chiara, e non sta certo nel Made in China. Se domani, per magia, sparisse, saremmo tutti in brache di tela.
La Perdita del Potere d'Acquisto e la Sua Influenza Industriale La causa principale di questo fenomeno risiede proprio nella perdita del potere d’acquisto occidentale. Negli ultimi decenni, la classe media dei paesi sviluppati ha visto un notevole indebolimento, con salari stagnanti e un costo della vita in crescita. Questo ha inevitabilmente creato un mercato più sensibile ai prezzi bassi, alimentando la domanda di beni prodotti a basso costo, spesso provenienti dalla Cina. La concorrenza sul fronte dei prezzi ha fatto il resto, accelerando la diffusione dei prodotti cinesi in ogni settore, dal tessile all’elettronica, fino alle automobili.
Se da una parte questo ha beneficiato i consumatori, dall’altra ha messo in luce un grave difetto delle politiche industriali occidentali, incapaci di rispondere a questa nuova competizione con una strategia a lungo termine. Ecco perché, oggi, non possiamo più ignorare che una delle principali cause di questo fenomeno è il calo strutturale della nostra capacità di acquisto, che ha facilitato la penetrazione dei prodotti cinesi a basso costo.
Chi Sta Davvero Vincendo Questa Partita? Nessuna partita si vince giocando su due campi diversi: noi, con la nostra innovazione e capacità creativa, ma con poca industrializzazione (e, con pochi volumi, non puoi produrre chiodi o ciabatte a basso costo); e loro, che lavorano silenziosamente, sì, ma non per dominarci, semplicemente assecondando una domanda, quella del mercato di chi non ha più potere d’acquisto.
Il Ruolo della Cina nel Settore Industriale Globale
Un elemento che spesso viene trascurato nel dibattito è il ruolo che la Cina sta ricoprendo come produttore di valore aggiunto. La Cina non si limita più a produrre beni a basso costo, ma è diventata un player di primo piano in settori avanzati, come la tecnologia, l’elettronica, l’automotive e l’energia rinnovabile. Aziende come BYD non solo stanno creando veicoli elettrici di alta qualità, ma anche innovando nei materiali, nelle tecnologie e nei processi produttivi. Questo cambiamento non è solo un riflesso della crescita economica della Cina, ma anche della sua capacità di integrare verticalmente la produzione e sfruttare economie di scala che rendono i prodotti ancora più competitivi sul mercato globale.
A tutti piacerebbe mangiare con stoviglie Ginori e bicchieri in cristallo, ma con 1.300-1.600 euro al mese, va bene se stai usando il servizio che ti hanno regalato al matrimonio. La colpa, però, non è certo del Made in China, né dei comunisti che danno paghe "da fame", come dice il volgo. La colpa è solo della nostra classe politica, che non ha una politica industriale di lungo respiro... direi quotidianamente asfittica.
L'Urgenza di una Politica Industriale Occidentale
Mentre la Cina si muove rapidamente verso la leadership globale in vari settori, l’Occidente sembra ancora rimanere ancorato a un modello economico che fatica a rispondere ai cambiamenti globali. La verità è che la competitività industriale dell’Occidente non dipende solo dalla riduzione dei costi o dal protezionismo, ma soprattutto da una politica industriale che sappia promuovere l’innovazione, il miglioramento delle capacità produttive e l’adattamento alle nuove esigenze del mercato. Se non iniziamo a riflettere su come rilanciare la nostra competitività, rischiamo di continuare a inseguire la Cina in una corsa che non ha più la stessa logica.
BYD = diversificazione e strategia? Ebbene sì, BYD non sta facendo la mossa giusta perché diversifica, piuttosto, è arrivato all'auto diversificando. BYD nasce producendo le prime batterie di ricambio al tempo della nascita dei cellulari. L’elettrico, tutto il comparto, è la sua base. Da lì è partita (auto, mezzi pesanti, moto e veicoli industriali, elettronica, aviazione e droni, elettrodomestici, fotovoltaico, chimica e tutta la supply chain dell’automotive). Essendo il più grande ed avanzato player, era naturale che Apple cercasse la sponda del più forte. Perché farsi la guerra, se in due diventiamo più forti? Sia industrialmente che "politicamente", nel nuovo contesto geopolitico-commerciale, dove, a mio parere, i grandi player hanno ancora una buona leva sui despoti che a turno occupano le stanze dei bottoni.
La Fusione di Intelligenza e Risorse: L’Alleanza tra Apple e BYD
L’alleanza tra Apple e BYD è il segnale che, più che competere, i grandi attori del mercato stanno iniziando a collaborare per superare le sfide geopolitiche e industriali. La Cina non è più vista solo come un produttore, ma come un partner strategico fondamentale per aziende occidentali che cercano di entrare nel mercato delle auto elettriche. Apple, in questo caso, non è solo alla ricerca di un partner per produrre un’auto elettrica, ma sta cercando di inserirsi in una catena di approvvigionamento globale che è ormai sotto il controllo di Cina e Sud-Est asiatico. Una mossa intelligente per entrambe le parti: BYD acquisisce una visibilità globale e Apple rafforza la propria posizione nel settore automotive. Ma la domanda è: come risponderanno le aziende occidentali a questo crescente potere industriale cinese?
L'elemento centrale sta qui, l’approccio più difficile da far comprendere a chi non conosce esattamente la situazione economica che ci ha portato fino a qui, sta nel fatto che non c’è una colpa oggettiva se la Cina sta assumendo la posizione di hub manifatturiero a basso costo mondiale. Semplicemente, come anticipato, il mondo occidentale sta perdendo potere d’acquisto e volumi, mentre la Cina, insieme al Sud-Est asiatico, sta accrescendo il potere d’acquisto (chiedere a LVMH) e, esponenzialmente, i volumi, causando l’abbassamento dei costi.
La Strategia Occidentale: Il Dilemma tra Decoupling e Cooperazione
Il fenomeno del decoupling, che ha guadagnato terreno negli ultimi anni, rischia di rivelarsi una strategia miope. Se, da un lato, l’Occidente cerca di separarsi dalle catene di approvvigionamento cinesi per ragioni geopolitiche e di sicurezza, dall’altro non possiamo dimenticare che molte delle nostre industrie dipendono da quella supply chain. Il risveglio di nuove potenze economiche, come l’Africa e l’India, potrebbe ridisegnare il panorama.
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