la Cina? sta riscrivendo le regole del gioco, non solo nelle EV.
Da 'copiatore' a innovatore, come ti smontano i miti ed ora analizziamo come la Cina sta guidando il futuro con pragmatismo, tecnologia e velocità. Una aggiunta al post dell'autorevole Riccardo Penna.
Caro Riccardo Penna, sfondi una porta aperta!
Hai colto nel segno: la discussione merita di essere stimolata, andando oltre le quattro testate acchiappalike che ci propinano la solita minestra riscaldata. Proviamo a fare un passo in avanti, spalancando porte e finestre per lasciare entrare un po' d'aria fresca e, magari, qualche idea nuova.
La velocità del progresso cinese l'ho ben in testa. Arrivo qui nel ’94: si mangiava pane Hopps, riso e sabbia. Ma oggi è una lezione di tecnologia per la Formula 1 e non solo. Chiedere a Tim Cook.
La Cina avanza come una monoposto di Formula 1
La Cina avanza come una monoposto di Formula 1 sul rettilineo di Shanghai, mentre molte altre nazioni arrancano con un triciclo senza pedali. I numeri parlano chiaro: nel settore degli EV, la Cina ha depositato quasi il doppio dei brevetti rispetto agli Stati Uniti e più del triplo rispetto all'Europa negli ultimi cinque anni. C'è rimasto ben poco da copiare! Parliamo di circa 70.000 brevetti all'anno nel solo settore EV. E qui non si tratta solo di quantità, ma di qualità: batterie allo stato solido, intelligenza artificiale applicata alla guida autonoma e sistemi di ricarica ultraveloce sono solo alcuni esempi.
Quindi, mentre noi ci chiediamo se mettere un bonus sulle biciclette elettriche sia una mossa audace, la Cina progetta il futuro con la velocità e la precisione di chi ha capito che, nel mondo tecnologico, chi dorme non piglia pesci. O meglio, non piglia volumi di mercato.
Quando il mondo è il tuo mercato, serve collaborazione anziché competizione
In Asia e nel Sud del mondo il potere d'acquisto cresce e, con esso, anche i volumi di produzione. Dal comparto automotive all'elettronica di consumo, i consumatori asiatici sono pronti a spendere, investire e innovare. L'Occidente, invece? Beh, se riuscissimo a non perdere ulteriore potere d'acquisto, sarebbe già un successone da celebrare con un brindisi amaro.
Ecco il nodo: collaborare con la Cina non è un'opzione, è una necessità. Ignorarlo significa rassegnarsi a una spirale discendente dove vige una legge chiarissima e nota a tutti: i costi di produzione salgono, i volumi calano e il mercato scompare. L'autarchia non paga: il decoupling è roba da libri di storia, non da manuali di economia moderna. Anzi, chi lo predica è l'ultimo ad attuarlo.
La "copia" come punto di partenza per l'innovazione è solo retorica contro realtà
Eh sì! La solita storiella della Cina che "copia". Ormai è una narrativa da bar dello sport, buona per i politici che devono vendere panzane elettorali o qualche pensionato YouTuber che si gongola con 4 follower. La realtà è ben diversa. Nei settori più avanzati, come l'intelligenza artificiale, la biotecnologia e gli EV, parlare di "copia" è semplicemente fuori luogo. Vedere il settore quantum, dove la Cina è "dove, non si sa dove", ma si sa che ha già in corso comunicazioni quantum tra i suoi satelliti e i centri di controllo. Anche perché, non è così noto, ma la Cina detiene oltre la metà dei brevetti globali.
Il processo è universale: si parte da qualcosa di esistente per migliorarlo. La differenza? In Cina lo fanno con pragmatismo, grandi risorse e migliaia di laureati a disposizione, e lo fanno a una velocità che noi possiamo solo invidiare. È facile puntare il dito quando non si riesce a stare al passo.
Tesla docet: tra gli esempi di successo nella collaborazione internazionale
Tesla, il campione del capitalismo americano, ha capito una cosa fondamentale: non puoi battere la Cina, ma puoi lavorare con essa. Ed ecco che a Shanghai è sorto il suo primo Gigaplant fuori dagli Stati Uniti, che produce più auto elettriche di qualsiasi altra fabbrica Tesla al mondo.
Non basta? Sta già nascendo un secondo Gigaplant per la produzione di batterie, progettato per abbattere ulteriormente i costi e aumentare i margini. Un caso isolato? No. Apple, Volkswagen e molte altre multinazionali stanno seguendo lo stesso approccio.
Determinazione e pragmatismo: ebbene sì, Confucio batte il monoteismo 3 a 0
Resilienza, disciplina, miglioramento continuo. Non è un mantra da palestra, è la filosofia che guida il progresso cinese. Il pragmatismo confuciano si è dimostrato un modello vincente contro l'approccio dogmatico e rigido che spesso caratterizza l'Occidente. Mentre noi ci perdiamo in discussioni infinite, loro agiscono.
E qui non c'è bisogno di VAR: Confucio ha segnato tre gol e gli avversari non hanno nemmeno toccato palla.
La sostenibilità e l'economia circolare? Non solo slogan
La Cina sta affrontando la transizione ecologica con la stessa determinazione con cui ha scalato le classifiche economiche mondiali. Parliamo di record su record: le rinnovabili in Cina stanno crescendo a un ritmo tale da superare gli obiettivi fissati con anni di anticipo.
Il piano è chiaro: neutralità carbonica entro il 2060, e lo stanno facendo con investimenti giganteschi in solare, eolico e idrogeno verde. Altro che slogan vuoti: qui c'è una strategia.
Il concetto di "shanzhai" è l'arte della copia che innova
La parola "copia" è spesso usata come un insulto, ma è solo retorica vuota. La realtà è che lo shanzhai è un processo creativo. Si osserva, si replica, si migliora. Il risultato? Prodotti che non solo competono, ma spesso superano gli originali. Yamaha, anno 1955: per entrare nelle corse 125, acquistò una MV Agusta, la smontò tutta, migliorò ogni particolare e da subito partì vincente, fin tanto che Agostini, se voleva continuare a vincere, dovette lasciare l'amata MV... era una copia anche quella.
E no, in Cina non stiamo parlando dei Rolex a 50 euro venduti nei bassifondi, ma di tecnologie avanzate che stanno ridefinendo interi settori. Chi non lo capisce è rimasto indietro di almeno una generazione.
Cosa possiamo fare? Apriamo gli occhi!
Il mondo cambia, e la Cina non è il nemico. È un partner strategico, un concorrente stimolante e, soprattutto, una lezione vivente su come innovare, crescere e prosperare. Continuare a sottovalutarla o demonizzarla è non solo miope, ma anche controproducente.
La vera domanda è: siamo pronti a imparare o preferiamo restare sugli spalti, a commentare come degli "umarell" del progresso globale?
qui il post su LinkedIn di Riccardo Penna
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