I Dazi di Trump: Una Critica alla Tendenza Ottimistica e Disordinata
Una Risposta ai Sostenitori della ‘Leggerezza’ dei Dazi di Trump: Perché l'Ottimismo sui Social Non Regge all'Analisi Economica
I Dazi di Trump: Una Critica alla Tendenza Ottimistica
Negli ultimi giorni, alcuni economisti, ne allego il link di uno a caso, spesso abili con le sfere di cristallo, hanno sostenuto che i dazi imposti dall'amministrazione Trump sui prodotti europei non rappresentino un problema significativo per l'economia italiana e dell'Unione Europea
.
L'argomento principale si basa su una teoria economica apparentemente solida: la svalutazione dell'euro rispetto al dollaro compenserebbe gli effetti negativi dei dazi, rendendo i prodotti europei più competitivi sul mercato globale. Appare a chiunque che questa visione è troppo semplificata e trascura numerosi fattori critici che minano la sua validità. In questo articolo, contesto questa tesi analizzando il percorso del prezzo lungo la catena distributiva e valutando l'impatto reale sui consumatori e sui volumi di vendita.
La Teoria Economica di Base: Un Quadro Troppo Semplificato
Secondo la teoria economica tradizionale, una svalutazione della valuta nazionale (in questo caso, l'euro) rende le esportazioni più economiche per gli acquirenti stranieri. Ad esempio, se un prodotto italiano costa 100 euro e il tasso di cambio è 1 euro = 1,10 $, il prezzo in dollari sarebbe 110 $. Se l'euro si svaluta del 10%, il tasso di cambio diventa 1 euro = 1 $, abbassando il prezzo a 100 $. Questo potrebbe mitigare l'impatto di un dazio del 25%, portando il prezzo finale a 125 $ invece di 137,50 $. Tuttavia, questa analisi ignora completamente il fatto che il prezzo finale per il consumatore americano non dipende solo dal costo base e dal dazio. Ci sono molteplici passaggi intermedi che amplificano l'aumento di prezzo, rendendo l'effetto della svalutazione marginale.
Il Percorso del Prezzo: Dall'Esportatore al Consumatore Finale
Per comprendere appieno l'impatto dei dazi, dobbiamo considerare l'intera catena distributiva:
Conversione in dollari e applicazione dei dazi
Senza svalutazione: un prodotto da 100 euro diventa, oggi con cambio 1 euro = 1,04 $, con un dazio del 25% sale a 130 $.
Con svalutazione del 10%: il prezzo scende a 93,60 $, ma il dazio lo porta a 117 $.
Ricarico del grossista/importatore
Il grossista aggiunge un margine operativo, ad esempio del 20%.
Senza svalutazione: 130 $ × 1,20 = 156 $.
Con svalutazione: 117 $ × 1,20 = 140,40 $.
Tasse locali e balzelli
Negli Stati Uniti, il consumatore paga anche le sales tax, mediamente intorno all'8%.
Senza svalutazione: 156 $ × 1,08 = 168,48 $.
Con svalutazione: 140,40 $ × 1,08 = 151,63 $.
Il risultato? Anche con una svalutazione del 10%, il prezzo finale per il consumatore americano aumenta drasticamente, passando da circa 134,78 $ (pre-dazio) a 151,63 $. L'aumento complessivo è del 12,5%, un salto significativo per molti settori.
Il tutto, ammesso che l’euro svaluti!
Limiti Pratici o Illusione della Svalutazione
Mentre la teoria suggerisce che una svalutazione possa mitigare i dazi, ci sono diversi fattori che ne limitano l'efficacia:
Dazi elevati superano gli effetti della svalutazione: I dazi del 25% imposti da Trump sono particolarmente pesanti. Una svalutazione del 10% riduce solo parzialmente l'impatto, lasciando comunque i prodotti europei molto più costosi per i consumatori americani.
Impatto sui costi di produzione: Molte aziende italiane ed europee importano materie prime o componenti dagli Stati Uniti o da paesi con valute legate al dollaro. Una svalutazione dell'euro rende queste importazioni più costose, aumentando i costi di produzione e riducendo i margini di profitto.
Effetti indiretti sulla domanda interna: Una svalutazione dell'euro rende anche le importazioni più costose per i consumatori europei, alimentando l'inflazione e riducendo il potere d'acquisto interno. Questo danneggia l'economia europea nel suo complesso, indebolendo ulteriormente il tessuto produttivo.
Reazioni politiche ed economiche: Una svalutazione significativa dell'euro potrebbe essere interpretata come una "guerra delle valute", scatenando tensioni politiche con gli Stati Uniti e altri partner commerciali. Inoltre, la Banca Centrale Europea (BCE) potrebbe resistere a una svalutazione eccessiva per proteggere la stabilità finanziaria dell'Eurozona.
Settori Differenziati: Non Tutti Beneficiano Ugualmente
Non tutti i settori traggono vantaggio da una svalutazione. Ad esempio:
Prodotti di lusso (es. Ferrari, borse di alta moda): La domanda è meno elastica, ma aumenti eccessivi potrebbero spingere i consumatori verso alternative locali o asiatiche.
Beni di consumo quotidiano (es. vino, formaggi): La domanda è più elastica, e aumenti significativi potrebbero portare a una riduzione drastica dei volumi. I consumatori americani potrebbero optare per prodotti alternativi, come vini californiani o formaggi domestici.
Macchinari industriali e tecnologia: Aumenti di prezzo favoriscono concorrenti non soggetti a dazi, come aziende cinesi o messicane.
ECONOMISTI FAI DA TE CON UNA VISIONE TROPPO OTTIMISTICA
L'idea che una svalutazione dell'euro possa compensare efficacemente i dazi di Trump è ingannevole. Mentre una svalutazione può offrire un certo grado di mitigazione, non elimina l'aumento sostanziale del prezzo finale per il consumatore americano. Gli aumenti derivanti dai dazi, combinati con i ricarichi intermedi e le tasse locali, rendono difficile mantenere i livelli di vendita precedenti.
In sintesi, l'impatto dei dazi va valutato considerando l'intera catena distributiva e l'aumento complessivo del prezzo finale. Una svalutazione dell'euro non è una soluzione magica e non elimina i danni causati dai dazi. Gli economisti che promuovono questa visione ottimistica rischiano di sottovalutare seriamente le conseguenze negative per l'economia italiana e globale.
Qui un “Econo-mista” con la sua teoria.